MONT - JÒIA
Canzoni delle feste provenzali

Jan-Mari CARLOTTI : Canto, Saz, Quanun, chitarra, saltèrio.
Patrice CONTE : Galubet, tun tun (tamburello a corde), timbàllo e tamburello, Sonaglie, canto.
François "Choà” DUPONT Violino, rebec (saltèrio ad archetto), Mandolina, canto.
Daniel VISSIERE : Effetti sonori, canto

Mont-joia
Con gli amici dell’associazzione Mont-joia
Choro(choeurs) dei Bofets : Luc Meissonnier, di la Fara, Crestian Julia, di Sant-Mitre, Carle Romanhan d’Avignone. Pruna Creutzer, che aiutò anche alla sonorisazzione e Mirelha Nouvel di Aix. Facevano parte anche Jaume Lombard, di Marsiglia e Domnina Ivars d Bagnòls. Bravata di Jòuse Peran de Lançon e di Jan Pico di le Baissas, e Miquéu Bianco del gruppo Bachàs diAntibes : vielle nella Targa e nei Bofets.
Copertura e illustrazioni : Marcèu Forget, di Visàn - anotazioni : Jan-Mari Carlotti e Patrice Conte.
Fotografie. : M.Gerin p.20 M.Nouvel, p. 20, 18, JM Carlotti p.6, 8, 13, C. Carlotti p.9, 17, X. p. 2, 3 basso.
Masterisazzione nello studio dell’associzzione a Fòntblanche. (Vitrolles) per Daniel Vissiere (Novembre 1977). Riedizione Chant du Monde LDX 74668. 1977. Grand-Premio Charles Cros 1978.
Libretto 2006 : Christian Carlotti, Mastering : Jean-Michel Bouillot. Nerves. Salon de Provence 2007
Orchestrazione musica e parole : MONT-JÒIA.
Le canzone di questo CD appartengono alla tradizione orale e non sono mai state scritte. Sono quindi aperte ad altri modi d’interpretazione. Contuttocio, sono tutte ri-creazioni originali e sono quindi protette a questo titolo.
Esistono attualmente due modi di scrivere il Provenzale. Abbiamo scelto in questa edizione la grafia cosi detta « classica » dell’Istituto degli Studi Occitani (I.E.O) che, secondo noi, restuisce meglio l’autenticità della lingua d’Oc, facilitando anche la comprensione tra i vari dialetti occitani e le altre lingue romane. Integriamo pure le forme idiomatiche locali
Sul sito : www.mont-joia.com/cançonsdefestas/
Vidéo : farandole, traduzioni : inglese, castigliano, italiano.
I musicisti del gruppo MONT-JÒIA erano nel 1977 creatori dell’ « Accion Culturala Occitana » (ACO) con altri cantanti e musicisti per far riconoscere il diritto degli occitani a far vivere la loro cultura e a decidere il loro futuro.P.3
Parola d’ordine, ordine della parola, funzione
Camisole, logica netta
Minotauro della città magica
Sciavo affamato di redenzione
Delizi della sottomissione
Vengo per chiudervi il becco.
Sparlare, parola pubblica
Avremmo la danza per nazione.
Siamo degli dei aneriti e nudi
Che hanno per distruggere le gallerie
I muscoli soffici dell’ albero del fico.
L’insetto viola come la frutta
Ritma il passo ritma il rumore
Che fa cadere il grano sull’aia.

Roland PECOUT (1976).
in “Poemas per tutejar”. Edizione Mont-Jòia 19771.

 

TURA LURA LURA
Archiviati tra i canti natalizi di Nicolas Saboly (1614-1675), autore dei canti di natale fra I più famosi che componeva su arie popolari. Canto, sonaglie, galubet-tun-tun, rebec, saz, flauto.
All’inizio del ciclo di Carnevale, la festa di natale coincide coll’antica festa pagana e solare della nuova luce (solstizio). La tradizione provenzale conta a centinaie i canti natalizi che hanno spesso conservato, adatatti al catolicesimo, il senso dell’antica religione carnavalesca. Il viaggio solitario, ad esempio, intrapreso con timore, come il peregrinaggio in Terra Santa, à Roma o a Compostella
può essere paragonato col viaggio tremendo nel ignoto del periodo di carnevale dove il mondo tentenna senza tregua tra inverno e primavera. Stagione presente in modo sorprendente in questo canto di natale, apparentemente insignificante, dove il gallo canta a notte fonda, dove I fiumi inondano tutto nel mese di dicembre, dove in fine il sole salvatore sembra abbandonnare il viandante che deve trarsi d’impaccio da solo.
Tura lura lura (1) il gallo canta
E non spunta ancora l’alba !
Tura lura lura il gallo canta
E non spunta ancor’il giorno
Vuoi-tu venire ? Nanni, nanni ! (non)
Tu vendrai di sicuro ! Non ne farò niente !
Gugliemo, Guglielmo,
Al meno se non torni più
Mi farai dire San salmo !
Ahimè Dio mio! Cosa farò ?
Sono s venturato come un pollo
Quando sono solo, quando sono solo !
Tura lura lura fischia ‘l vento
E soffio sulle mie dita !
Certo che sono in difficoltà,
Ho paura di morire dal freddo !
Ohilà del’osteria ! –Chi batte ?
Voglio camera ! Siamo tutti al letto !
Massaia, massaia,
Aprimi che sono congelato,
Buttami nel fieno!
Ahimè Dio mio! Cosa farò ?
Dove andrà il poveraccio ?
Fra poco morirò ! Fra poco morirò !
Tura lura lura tutti fiumi,
Hanno già inondato tutto,
Non vedo più il bosco ceduo!
Fra poco dovrò nuotare !
Qualche barchetta ! Non c’è ne !
Qualch conòtto ! Neppure c’è !
Dove passerò ? – Certo non lo so!
Salvatore! Salvatore !
Non sei caritatevole!
Non si deve far cosi !
Ahimè Dio mio! Cosa farò ?
Povero me dove passerò
M’annegherò, m’annegherò !
Tura lura lura per fortuna,
Ne sono uscito vivo !
Me ne ricorderò,
Finalmente ho trovato l’ovile !
Buongiorni a tutti ! – Anche a voi !
Cosa fate? - Voi lo vedete !
Maria, Maria,
Sei la madre di un bel figlio,
Hai vinto alla lotteria!
Ahimè Dio mio! Cosa farò ?
Sono s venturato come un pollo
Quando sono solo, quando sono solo !

(1) Tura lura lura : Onomatopea che indica il suono degli strumenti musicali a fiatto.

 

2. PASTORI RIPARATE IL GREGGIO : « Pastres rintratz »
Riferimento : “I Natali di Notre-Dame des Doms”. Canto/Galubet-Tun tun/Violino
alto/Quanûn/Salterio /. Adatazione del testo originale : Mont-Jòia.
I canti natalizi di Notre-Dame des Doms sono stati elaborati già dal Cinquecento.
Sono stati “trovati” dai cantori e maestri di coro di Notre-Dame des Doms di Avignone, proprio per la ricorrenza di Natale. Le mélodie – spesso aria da ballo – sono a volte conosciute fuori Provenza.
« Pastres rintratz », è l’esempio tipo del natale coll’angelo e i pastori dove il mistero dove la nascita di Gesu diventa un atto meraviglioso della vita cotidiana. In Provenza, la nascita di un figlio è sempre motivo di una festa. E tempo di farsi visita, di aiutarsi a vicenda…

Pastori riparate il greggio
E correte presto, fate in fretta,
Per adorare la bella nascita
Di questo bambino venuta dal cielo !
Andremmo tutti di questo passo,
Ballare in cinque passi davanti a lui.
E nato a Ventabren
Spoglio come Romagnole, il “senza mantello”,
Che piange disoccupato suonando la ghironda
In un presepe senza fieno !
E tutto cio che potrete fare per lui
Fate lo di buon cuore !
Accanto a lui, vedrete sua madre Maria,
E suo padre il buon Giuseppe,
L’asino e il bue dall’altra parte,
Che indicano cio che si deve fare !
Andremmo tutti di questo passo,
Ballare in cinque passi davanti a lui.
Allora, andiamo di questo passo,
Adorarlo nella sua capanna,
E al suono delle nostre musette,
Ballare in cinque passi davanti a lui !
E tutto cio che potremmo per lui,
Lo faremmo di buon cuore!

(1) Ventabren. Villaggio non lontano da Aix.
(2) Romagnole : musicologo famoso per la sua povertà.

 

3. PAURE SATAN (Povero Satana)
Riferimento : “Canti Natalizi di Notre-Dame des Doms”.
Canti/ Violini/Saz/Galubet-Tamburello/Sonaglie/Rebec/.
Nello stesso modo della nascita di Cristo descrita come un atto della vita cotidiana, questo canto di Natale descrive il diavolo con parole di ogni giorno. In quell’epoca, la chiesa insiste particolarmente, nei cantici ufficiali, sul concetto del male per colpa del diavolo, satana che sembra piuttosto qui il folletto della tradizione provenzale, cacciato a scopata, personnificando le noie cotidiane. Secondo il proverbio « cio che viene dal diavolo se ne va per il foletto ».
“Paure Satan” (Povero Satana) è interpretato sull’aria delle « Tripetas » (tradizione orale).Danza carnavalesca (della seconda domenica di gennaio), dove si salta per far salire la linfa, accompagnata col sacrifizio fertilizzante di un bue di cui la carne viene mangiato in comune o distribuita ai poveri, secondo l’antica tradizione del Mediterraneo. Questa riccorenza si festeggia tutt’ora nel villaggio di Barjols (provincia Var) dove la Chiesa esalta l’antica tradizione con una legenda che fa intervenire San marcello.

A Barjols, la musica è suonata da un complesso.
Il povero satana è fritto
Se ne va cotto come un pollo
Morirà pieno di ammacature
Tura lura lura,
C’è un bimbo che lo tormenta
Lan Ian tura lura lura lo !
Il bambino che è nato
L’ha già quasi ammazzato
L’ha ridotto malissimo
Tura lura lura,
Lan lan tura lura lura lo !
Lo si vedrà solo in pittura
Le Pruneta e la Mirella
L’ hanno bastonato,
L’hanno fatto frigere
Tura lura lura,
Sembra un povero peccatore
Lan lan tura lura lura lo !
Si prendeva per un diavolo d’onore
E faceva il grande signore,
Ha morsicato una mela dura
Tura lura lura,
Una mela non matura
Lan lan tura lura lura, lo !
Aix.1977 Ballo di San Giovanni

4. LEI BOFETS. (I soffietti)
Riferimenti : tradizione orale dello stagno di Berre.
Canti/Ghironda/Violino/Galubet-Tamburello/Saz/.
Il ballo dei soffietti si esegue sopratutto il mercoledi delle ceneri, verso la fine del ciclo carnevalesco. I giovani del villaggio o del rione il viso sporcato di nero, vestiti di bianco, (simboleggiando o spirito dei morti) agguantano il soffietto e con una danza da selvaggio zoppicante, imagine di un un mondo sfasato, passaggio dalla morte alla vita, dal’inverno alla primavera, fanno circolare un soffio rigenerante e fertilizzante. Al di là della licienziosità, questo ballo è, per una communità, un modo di rafforzare i suoi legami col mondo, in una società che non è scomparsa ma che diventa sempre meno comprensibile.
Questa interpretazione è dedicata a Felix e Gaby Demarie e agli amici di les Baïsses e di Lançon di Provenza.

Se i soffietti sono rotti,
li faremmo aggiustare,
se non abbiamo soldi,
pagheremmo l’anno prossimo !
Siamo unabrigata di giovani allegri
Abbiam un grand fuoco che arde
Abbiamo pensato
Per spegnerlo
D’agguantare i soffietti
Per soffiarci culo ! (bis)
Se i soffietti sono rotti,
li faremmo aggiustare,
se non abbiamo soldi,
pagheremmo l’anno prossimo !
Non pensate che facciamo solletici
Non ! Siamo famosi per soffiare !
Chi vuol essere soffiato,
Faccia un passo avanti,
Il cannone è ficcato,
Il gioco commincia ! (ter)
E un’arnese fatto con due pezzi,
Che va manovrato con destrezza !
Il cannone sopratutto,
È famoso,
Provate lo una volta sola,
E lo vorrete interamente ! (ter)
Quell’aria buona che spesso le raggazze
Vanno respirare sull’erba
Non è discretta soltanto perchè di prima mano
Ma perchè esce
Più di una volta
Da un vecchio soffietto. (ter)
Avvicinatevi piacevoli signorine
Venite rianimare il nostro zelo
Potete tornare spesso
Vi faremmo del vento
Più dolce che il maestrale
Che fa stringere il bucco. (ter)

Il ballo dei Soffietti è sempre motivo di ritornelle improvvisate.
Ecco ne una feminile composta a Vitrolles nel Marzo del l 977 :
Ma se è vero che vi arde questo fuoco,
Vi possiamo aiutare,
E per darvi sollievo- Stiamo per anafiarvi,
Oramai lo vedrete,, non sentirete più niente.


5. TARGA DE CETA.
(Aria delle giostre di Sète)
Ghironda/Galubet-Timbala/Violino/Quanûn/.
Aria suonato tradizionnalmente col oboe e col tamburo, durante le giostre.


6. TARGA DAU MARTEGUE
(Giostre di Martigues).
Le giostre aquatiche o terrestre adosso degli asini sono un gioco tra i più popolari della costa mediterranea occitana e catalana. C’è tutt’ora oggi un campionnato a livello regionale. Le giostre, momento intenso della vita collettiva, eran organizzate a Martigues da una confratenità di cui i membri (targaires) si chiamavano « fratelli delle giostre » Si parla ancora oggi di giostratori famosi. A Fos, Sig. Marius Jehan si ricorda tutt’ora del Grande Socian, capace di fermare un barcone mosso da quattro rematori appoggiando la lancia sul pilone di un ponte.

Giochiamo alle giostre
Bravi di Martigues,
Se cadiam in aqua
Non ci faremmo male,
E sulla scaletta
Che un marinaio abile,
Come un palo
Deve stare dritto!
Per sedurre le ragazze
Quando si giostra
Bisogna essere
Guarniti di lustrini,
Bèn vestiti,
Se ci sono diletanti
Che vogliono salire,
Poveretti, li butteremmo giù
Velocemente.
Quando si tratta
di quelli che non hanno
piede da marinaio
che cadono da soli
Li diamo di giostratori
Del buon re Renato (1),
Lo possiamo dire
Quando li vediamo cadere,
Ridiamo quando saltano,
Ma i bucchi nell’aqua
Non si vedono !
Se le bracche si bagnano
Le faremmo asciugare !
Quando le giostre sono iniziate
Non si guarda in faccia
Neanche il fratello,
Per vincere la coppa
Tutti devono essere sbarcati !

(1) Roi René : Renato d’Anjou, cote di Provenza e re di Napoli. Non tanto simpatico come lo porta a credere la legenda. I Provenzali si ricordavano sopratutto delle tasse che aveva istotuito durante il suo regno ; in particolare sul trafico del porto di Martigues, allora fiorente. E per coronare l’opera, è lui che, alla sua morte, concede la Provenza … al re di Francia.


7. SEGUIDA DE MATELOTAS (Serie di Matelotes).
La Viaggiatrice + la Matelote. Repertorio tradizionale dei suonatori di tamburello.
Galubet-Tamburello-Tun-Tun/Quanûn/Violino.
Danza della costa mediterranea mimando la vita e il lavoro dei pescatori.le travail des pêcheurs. Riprese dai maestri di danza dell’esercito e della marina nel Seicento, codificate, quei balli servivano come la scherma di esercizi ginnici.


8. LA FINFORLETA (tradizione orale) e RIGAUDON Di FOS
(J.M. Carlotti 1975. A Joelle et Colette Garcia. ).
Canto/ Quanûn/ salterio d’arqueto/Violino/ Sonaglie. Canzone raccolta da Gui Mattieu, presso di Valentine Siaud, a Lacoste (Luberon), la Finforleta è la version di una canzone che troviamo sotto diverse melodie in tutta l’area occitana, esprimando tramite una legenda animalesca, le difficoltà della povera gente a stabilirsi e quindi a sposarci. Spesso arie di danze, quelle canzoni appartenevano al reprtorio dell’infanzia, sia perche la vita sociale iniziava presto nell’età, sia perche, molto antiche, sono praticamente scomparse dal mondo degli adulti. (Ne cantiamo soltanto qualche strofa).

La « petosa »(1) col petto rosso,
Parlavano di sposarsi,
La finforleta,
La « petosa » (1) col petto rosso,
Parlavano dsposarsi
La finforlà.
Adesso che siam sposati
Come fare per mangiare…
Se ne vanno dalla Guirlàn (2)
Sul suo collo c’è un sacco di grano…
Adesso che abbiam mangiato
Come fare per dansare…
Se ne vanno dal toppo
Che suona che li suona il violino…
Adesso che abbiam ballato
Come fare per dormire…
Se ne van trovar il pagliaio,
Che li serve un letto buono…

(1) Petosa : nome di diversi ucellini, ad esempio regolo, che significa secondo F. Mistral « piccola donna ».
(2) La Guirlan : una signora del paese ?



9. L’ESCÒTISH DE JÒRGI E FRANCESA (scottish di giorgio e francesca)
(Testo J.M. Carlotti. Musica P. Conte 1976) e ERBA DE SANT-JAN (F. Dupont 1977).
Canto/Chitara/Galubet-Tun-tun /Violino/Salterio.
Scritta per il matrimonio di Giorgio e Francesca Martinez è dedicata allo strumento musicale detto « tun-tun ». La scottish è un ballo a coppia diffuso in tutt’Europa nel Ottocento. Popolare in Provenza dal 1850 in poi. L’erba di San Giovanni è un mazzetto di piante aromatiche che difende dalla cattiva sorte.

Quando Giorgio saltarella,
Francesca danza anche lei.
Quando Giorgio saltarella
La Francesca danza anche lei,
In piazza dove si balla
Le ragazze sono tutte carine
In piazza dove si fa la ronda,
Il moi tun-tun è bel ragazzo !
Questa sera si sono sposati,
La Francesca era cosi bionda
Que Giorgio era sbronzo
Si è morsicato il cava tapo!
In piazza dove si balla …
I più piccoli sono pimpanti
E le none contente
Tutto cio fa alzare il mignolo,
Balleremmo tutta la notte !
In piazza dove si balla…
Tu ragazza se mi vuoi per te
La dovrai alzare la gamba !
Tu ragazza se mi vuoi per te
Lo dovrai alzare il piede!
In piazza dove si balla…
Molte lo vogliono toccare
Che vogliono accarrezzare le sue corde
Mai tu sola lo sai suonare bene
Tu sola sai suonare il « fa »
In piazza dove si balla…
Ais. 1977 Ballo di San-Giovanni

 

10. LA MAZURKA DE SANT-ANDIOU (La Mazurka di Saint-Andiol). brani
Di Charloun Rieu (1845-1924)
Canto/Chitarra/Galubet-Tamburello/Violino.
Charloun RIEU, era del Paradou ; pioniere della canzone occitana moderna e militante, percorreva, pedibus calcantibus, senza sosta, le Alpilles e la Crau far diffondere la nostra lingua e deliziare colle sue canzoni « i pastori e i contadini », secondo i precetti di F.Mistral. Rimane oggi l’autore delle canzoni le più famose della Provenza del Rodano. La San Vincenzo, sagra paesana di Saint Andiol, che C. Rieu canta qui, radunava, il 21 gennaio, la gioventù dei dintorni. E per San Vincenzo che venivano eletti gli abati della gioventù, re dei giovani che organizzavano le feste e commandavano a volte anche i paesi durante il tempo di Carnevale. I strumenti musicali citati nei ritornelli, componevano spesso il complesso da ballo, in Provenza, all’inizio del secolo.

I platani della pianura
C’invita San Vincenzo,
Che fortuna ! Per la danza,
E caduta la tremontana.
La gelata spunta
E stanotte il freddo sarà pungente,
In cadenza con una scienza consumata
Balleremmo in accordo tutti assieme.
Sul suono soave della clarinetta
Dei flauttetti e del violino,
Ragazzi e Ragazze
Venite presto dalle lontane vallate.
Il vento a fatto cadere le foglie
E la Mazurka rallegra,
Nel bosco di Saint Andiol,
Gli uomini vecchi dei sentieri.
Da Verquières, in fila
Come dei colombacci,
Affretati per arrivare presto,
Fanno svolazzare i gambali
Verso i pioppi lisci
Di un torrente pieno a metà.
Nei boschi del paese
Arriverano tra i primi.
Da Cabannes, i più fieri
Arriveranno numerosi,
Vestiti per la festa
Colla giacca lunga
Le scarpe lucidate,
Con i pantaloni di lana.
Gioiosi e volenterosi,
Dimenticheranno le loro piantagioni,
E ciascun di loro avrà
Il suo mazzetto di violette fresche

 

 

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